L’elettromiografia è un’analisi effettuata per lo studio e la registrazione dell’attività elettrica prodotta dai muscoli scheletrici.
Comunemente utilizzata per diagnosticare i disturbi neuromuscolari degli arti superiori e inferiori, della testa, del collo, del tronco e della regione uro-genitale, può essere indicata in occasione di numerose patologie come le sindromi compressive nervose, le lombosciatalgie, le neuropatie periferiche, le lesioni traumatiche dei tronchi nervosi e, ancora, miopatie, malattie neurodegenerative e disfunzioni uro-genitali.
A cosa serve l’elettromiografia
Il medico di norma prescrive un esame radiografico nel caso in cui abbia il sospetto di qualche malattia, o voglia smentire tali dubbi. Pertanto, la radiografia avrà
L’elettromiografia semplice serve a misurare l’attività elettrica dei muscoli. Può essere utile per diagnosticare disturbi muscolari, come la distrofia muscolare, così come i danni ai nervi.
Come in parte già rammentato, a titolo di esempio non esaustivo, l’esame può essere utile contribuire in modo decisivo alla corretta diagnosi di alcune patologie come:
Come avviene l’elettromiografia
L’elettromiografia è una tecnica diagnostica utile per valutare e registrare l’attività muscolare. I segnali determinati dall’elettromiografia sono prodotti dall’attività elettrica dei muscoli e sono rilevati dalla superficie della pelle mediante degli elettrodi o degli elettrodi ad ago.
Ci troviamo pertanto a due diversi tipi di esame:
In ogni caso, non è richiesta alcuna specifica preparazione all’esame, che è privo di controindicazioni e di effetti collaterali. L’unico fastidio determinato, transitorio, potrebbe essere una sensazione di disagio determinata dallo stimolo elettrico e dall’uso dell’elettrodo ad ago monouso.
Ricordiamo inoltre che è sconsigliato l’uso di creme idratanti e sostanze similari per almeno le 12 ore che precedono l’esame, limitatamente alle aree del corpo che sono interessate dal test, e che per poter massimizzare il contributo fornito da questo esame è bene attendere almeno 20 giorni dall’esordio dei sintomi, nelle ipotesi di una diagnosi per lesioni di recente realizzazione.